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ABBAZIA DI VALLOMBROSA

 

Nel 1008, Giovanni Gualberto, un giovane monaco fiorentino dai trascorsi burrascosi, lasciò assieme ad un compagno il monastero di San Miniato di Firenze in cerca di un luogo adatto al raccoglimento ed alla preghiera. Il suo carattere focoso e la sua profonda spiritualità lo avevano già spinto allo scontro aperto  con la curia fiorentina, allora in odore di simonia.
Dopo un incontro con San Romualdo, fondatore dell’eremo di Camaldoli, Gualberto si recò in una località denominata Acquabona, dove già si trovava un piccolo romitorio: qui furono erette le prime celle di legno per i nuovi seguaci del monaco. Nel 1015, Gualberto fu eletto superiore dai compagni, e così, nel clima della riforma della Chiesa, nacque la nuova congregazione dei monaci Vallombrosani, destinata a giocare un ruolo di primo piano nella storia ecclesiastica dei secoli a venire.
Il 1036 vide l’inizio della costruzione in muratura delle celle e dell’oratorio: intorno al 1450 furono eseguiti importanti ampliamenti, come la costruzione della nuova sacrestia e dei locali del noviziato; alla fine del XV secolo  il complesso aveva ormai assunto l’aspetto attuale.
Nel 1529, dopo il saccheggio di Carlo V, fueretta la torre di levante allo scopo di difendere arredi e libri più preziosi, mentre il muro che cinge la corte esterna risale al XVII secolo. L’ultimo intervento, alla fine del XVIII secolo, fu la costruzione della grande vasca di fronte all’Abbazia, usata per allevare trote e produrre ghiaccio.
Soppresso durante l’epoca napoleonica, il monastero tornò in possesso dei religiosi nel 1817 grazie al Granduca Ferdinando; le confische del periodo sabaudo causarono nuovamente lo sfratto dei monaci, e la struttura rimase all’Azienda Forestale fino al 1949, quando lo Stato la restituì all’Ordine Vallombrosano.

L’imponente costruzione, dominata dalla torre e dal campanile duecentesco, possiede l’aspetto di un castello. La facciata dell’abbazia, secentesca è opera di Gherardo Silvani, e al XVII secolo risale anche la facciata della chiesa, la quale conserva però l’impianto medievale nonostante i numerosi interventi d’ età barocca.
Vallombrosa custodisce un bassorilievo robbiano nel vestibolo del refettorio, e ben quindici tele di Ignazio Hugford al suo interno. Il coro ligneo della chiesa fu intagliato e intarsiato da Francesco da Poggibonsi.
Sparsi nel bosco attorno all’edificio sorgono cappelle e tabernacoli del XVI e  XVII secolo, che ricordano gli episodi della vita di Gualberto: alcuni sentieri che si snodano nella foresta lungo questi piccoli monumenti offrono al visitatore l’occasione di meditare nel silenzio.

Per gli orari di apertura al pubblico e maggiori informazioni visita il sito dell’Abbazia www.monaci.org.

 

Galileo Galilei e i Vallombrosani

Forse non tutti sanno che Galileo Galilei, sin dall’inizio della sua carriera di studioso, ebbe un rapporto stretto e costante con Vallombrosa ed i monaci dell’Ordine. Per saperne di più scaricate il catalogo della mostra “I MONACI E LA CULTURA SCIENTIFICA”, tenutasi nel 2014, 450° anniversario della nascita di Galileo.

 

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