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Castello di Sant’Ellero

Il Castello di Sant’Ellero era situato presso la confluenza del torrente Vicano e dell’Arno. Oggi sopravvive soltanto la torre centrale, parzialmente ricostruita, e quei tratti della cinta muraria su cui sono addossate le case dell’insediamento.

Fu probabilmente fondato in epoca altomedievale per la difesa dell’abbazia benedettina di Sant’Ilario in Alfiano e del suo patrimonio, che occupava gran parte della selvose montagne di Vallombrosa; le monache dell’abbazia esercitavano il loro patronato sulla fortificazione, come risulta dai privilegi pontifici del 1181 e del 1228. L’edificio, al cui interno si trovava anche la chiesa di San Bartolo (vedi pagina della Chiesa di Sant’Ellero), è citato in un contratto di vendita di beni posti «in tutto il territorio ed il dominio di Sant’Ellero».

Il castello rimase coinvolto nelle feroci lotte politiche che infiammarono Firenze e il suo contado: vi si rifugiarono, nel 1267, i ghibellini fiorentini esiliati dal regime guelfo sostenuto da Carlo d’Angiò. Sotto la guida del condottiero Filippo da Quona, i ghibellini di Sant’Ellero tentarono di organizzare una controffensiva ai danni dei guelfi di Firenze, ma Carlo inviò loro contro la cavalleria francese: l’assedio fu così violento che quattrocento vinti furono trucidati sul posto, e l’edificio raso al suolo. In seguito, le religiose si trasferirono nel monastero di San Pancrazio di Firenze, e la vecchia abbazia fu ceduta ai Vallombrosani, che la trasformarono in un ospizio.

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