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Sant’Ellero

La chiesa di Santa Maria a Sant’Ellero era annessa al monastero delle monache benedettine di Sant’Ilario in Alfiano detto, poi, Sant’Ellero. Nel Basso Medioevo il sito del monastero era denominato Monte Acuto; vi si trovavano la chiesa di Santa Maria e la chiesa di San Bartolo del Castello di Sant’Ilario, come risulta dalla Decima del 1301, nella quale è nominata l’«ecclesia S. Bartoli de castro S. Ylari»; dall’anno successivo la chiesa è chiamata «de S. Ellero».

Il monastero di Sant’Ilario in Alfiano esisteva già nel X secolo, ed il suo patrimonio comprendeva quasi tutta la montagna di Vallombrosa, parte della quale, il 3 luglio 1039, fu donata dalla badessa Itta al fondatore dell’Ordine Vallombrosano, San Giovanni Gualberto.

Le monache di Sant’Ilario esercitava il giuspatronato sopra le chiese di Santa Maria e San Bartolo, e sopra il castello di Sant’Ellero e quello di Remole, privilegi più volte riconfermati dalla Santa Sede fra XII e XIII secolo (Lucio III nel 1181, Gregorio IX nel 1228) e persino da un diploma imperiale della cancelleria di Arrigo VI (1191). Dopo la metà del XIII secolo, il monastero fu unito alla Badia di Vallombrosa, nonostante la forte opposizione delle monache: lo stesso pontefice, Alessandro IV dovette intervenire con due lettere il 9 e il 13 dicembre 1255 per sollecitare il trasferimento delle religiose nel monastero di San Pancrazio a Firenze. Le monache si risolsero ad andarsene solo dopo la stipula di un istrumento (atto notarile) redatto nell’Abbazia Vecchia di Sant’Ilario il 31 gennaio 1269, due anni dopo la distruzione del Castello di Sant’Ellero. Vallombrosa dovette loro concedere un vitalizio, e consentire l’uso del vecchio monastero. I Vallombrosani continuarono ad esercitare il patronato su Santa Maria ed il diritto all’elezione del curato pro-tempore fino alla soppressione francese del 1808.
Di Sant’Ellero si conserva un Liber chronicus dal 1695 al 1720.

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